9 settembre 2023

di Francesco Ramella

Una toppa, per una volta, non peggiore del buco. Così possiamo valutare il decreto del Governo che posticipa al 2025 le limitazioni alla circolazione dei veicoli Euro5 in Piemonte. La misura, infatti, non soddisfaceva il principio di proporzionalità. Al contrario di quanto pensa la maggioranza delle persone,  l’inquinamento a Torino e in Piemonte, così come in tutta Italia, è radicalmente diminuito negli ultimi 50 anni.

Fonte: ARPA Piemonte

Certo, la qualità dell’aria non è la migliore teoricamente possibile e il provvedimento regionale avrebbe apportato un contributo positivo. Ma non può essere questo il criterio di valutazione della misura. Se così fosse, sarebbe da ritenersi auspicabile qualsiasi limitazione della circolazione fino al divieto assoluto per tutti i mezzi da estendere poi alla produzione di energia, alle industrie e al riscaldamento. Un lockdown senza se e senza ma sarebbe l’opzione migliore per i nostri polmoni ma, come evidente, comporterebbe un disastro sociale con ripercussioni negative anche sulla salute più gravi di quelle evitate. Una politica ragionevole dovrebbe soppesare costi e benefici. In questa prospettiva la discriminazione di trattamento tra Euro5 ed Euro6 appare immotivata. In base alle stime contenute nel Manuale di costi esterni della UE, una persona che percorre un chilometro in città alla guida di un’Euro5 arreca un danno pari a 1,04 centesimi, contro gli 0,86 centesimi di un’Euro6. Ipotizzando una percorrenza annua di 10mila km la differenza tra i due veicoli è di soli 18€. Una cifra davvero troppo modesta per giustificare le restrizioni previste per gli Euro5: è un po’ come ritirare la patente a chi procede a 51 km/h invece che a 49.

Fonte: European Commission

Non a caso, chi i conti ha provato a farli per la città di Stoccolma è pervenuto a un risultato fortemente negativo: i costi del divieto di circolazione sono pari a dieci volte i benefici.

Una misura ragionevole sarebbe quella di tassare un po’ di più le auto più vecchie come già peraltro in parte previsto.

Al di là del provvedimento temporaneo, la vera questione si pone con riferimento alla definizione dei limiti UE: quelli attuali sono troppo stringenti rispetto alle stime di danno elaborate da Bruxelles. A maggior ragione lo sarebbero gli standard ancora più restrittivi che potrebbero essere introdotti in futuro. Meglio pensarci per tempo se non vogliamo ritrovarci tra qualche anno, pur con una qualità dell’aria ulteriormente migliorata, nella stessa condizione di oggi. Prevenire è meglio che curare.