10 settembre 2021

di Marco Ponti

Il “cambio modale” nei progetti del ministero

La strategia che il ministro dei Trasporti sostiene, in ogni sede, per giustificare i 25 miliardi di euro allocati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per nuove linee ferroviarie non ha funzionato in passato e non ci sono ragioni tecniche per pensare che possa funzionare in futuro, se non marginalmente.

La strategia è nota come “cambio modale”, cioè finalizzata a un radicale spostamento di traffico merci e passeggeri dalla strada alla ferrovia. Perché si può affermare senza ragionevoli dubbi che ha fallito in passato? Basta guardare il fortissimo impegno fiscale erogato dallo stato negli ultimi trent’anni per conseguirlo, con risultati deludenti. Abbiamo tasse sul modo stradale tra le più alte d’Europa (e del mondo): lo stato ricava circa 40 miliardi netti annui (che in trent’anni significano 1.200 miliardi). Per le ferrovie la spesa netta, a vario titolo, è stata nell’ultimo decennio di circa 12 miliardi all’anno e ammonta a circa 470 miliardi nel periodo trentennale.

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