Ridurre le emissioni dei trasporti: agire sulla domanda e/o sulla tecnologia?
Si legge nel terzo volume del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC che per raggiungere gli obiettivi di mitigazione prefissati occorre anche una radicale trasformazione del settore dei trasporti.
Nel decennio alle nostre spalle, l’aumento delle emissioni di gas serra è rallentato rispetto a quello precedente sia per la produzione di energia (dal 2,3% all’1% annuo) sia per l’industria (dal 3,4% all’1,4%) mentre è rimasto invariato intorno al 2% all’anno nei trasporti che oggi rappresentano il 15% delle emissioni mondiali (il 27% nella UE). Tra il 2005 e il 2015 il numero di auto circolanti nel mondo è cresciuto del 45% e ha fatto segnare un +119% in Asia, +79% in Africa e +80% in America Latina.
Come fare a invertire questo trend?
Dice l’IPCC che i veicoli elettrici sono “il più grande cambiamento avvenuto nei trasporti” dalla pubblicazione del precedente rapporto.
Una strada segnata è, dunque, quella della tecnologia. Il Panel sembra fare molto affidamento anche su politiche che intervengono sulla domanda.
Al riguardo occorre distinguere tra Paesi che sono in forte crescita demografica ed economica ed altri, come l’Italia e l’Europa, dove la popolazione è stabile se non in declino e la crescita limitata. In questi ultimi Paesi le politiche urbanistiche e dei trasporti possono avere impatti molto limitati. Da un lato, non è immaginabile nei prossimi decenni una modifica significativa degli assetti territoriali, dall’altro, decenni di politiche nazionali e continentali di forti incentivi ai trasporti collettivi e di elevata tassazione dell’auto non hanno modificato, se non in ambiti molto specifici, l’equilibrio che perdura da lungo periodo e che vede il trasporto individuale soddisfare intorno all’80% della domanda di mobilità. Nel lungo termine gli effetti delle politiche di riduzione della domanda verranno resi via via più marginali dalla riduzione delle emissioni unitarie dei veicoli come già accaduto per gli inquinanti locali. Nel breve, esse sarebbero giustificate solo se più efficienti di altre opzioni ossia se consentissero di abbattere la CO2 a costo minore. Di norma non è così: sia nel caso dei trasporti urbani che della lunga percorrenza, i costi sono di almeno un ordine di grandezza superiori a quelli di altri ambiti. A parità di risultato meglio intervenire altrove spendendo meno.