Sono tutte tecnologie, non cemento, e quasi tutte riferite al settore stradale.
L’Italia si è dotata di un megapiano, mai valutato, di opere ferroviarie, e soprattutto di cemento, per 130 miliardi. Cioè un piano molto ambizioso, come se fossimo pieni di soldi pubblici.
Gli sforzi europei rappresentano, se si arriverà ai 2,4 miliardi, un po’ meno del 2% della sola, ricchissima Italia. Proviamo ad immaginare cosa si potrebbe fare, grazie alle tecnologie promosse dall’Europa per l’ambiente, la sicurezza, la congestione e per la manutenzione dell’esistente, con metà dei soldi di quel piano usati in modo intelligente.
La risposta dei promotori di quel piano si conosce già. Suona così: ma non c’è problema, se ci sono 130 miliardi per le nostre amate infrastrutture, soprattutto ferroviarie, trovare quegli spiccioli sarà facilissimo. (E’ più probabile in realtà che si apriranno centinaia di cantieri senza avere i soldi per finire le opere).
Sono queste certezze, certo confermate dal fiume di soldi spesi in passato in deficit e a costi stratosferici anche per i lavori “a singhiozzo”, che hanno contribuito a creare il debito pubblico che abbiamo. E certo anche il nostro fenomenale tasso di crescita.
Marco Ponti