Rischi pubblici e profitti privati
I due documenti sull’economia europea, quello di Mario Draghi e di Enrico Letta, hanno contenuti abbastanza diversi sui trasporti ma per il finanziamento delle infrastrutture propongono di attirare molti capitali privati impiegando un “modello RAB” di dubbia interpretazione, che comunque non forniscono.
Verrebbe in mente quello che più correntemente è noto come “project financing”, che consiste essenzialmente nel far pagare i costi a dei privati con i ricavi finanziari, che si prendono i rischi relativi. Di solito una quota dei costi di investimento li mette lo Stato, in Italia per le autostrade quasi zero mentre per le ferrovie il 100% (per motivi socio-ambientali raramente quantificati).
Ma Draghi qualcosa spiega: per attirare molti capitali privati occorre togliergli i rischi (“de-risking”). Quindi assume che le infrastrutture generino molti rischi sul piano della domanda (sperando che non intenda il “de-risking” anche per i costi di costruzione: per le ferrovie a consuntivo i costi in media superano del 45% il preventivo).
La proposta è pericolosa, perché lo Stato prendendosi tutti i rischi non li elimina ma sarà esso stesso (ossia i contribuenti) a pagare tutta la differenza che emergesse tra i ricavi previsti e quelli reali.
E i privati, che hanno anticipato i soldi, sulla gestione del traffico e quindi dei ricavi potranno solo guadagnarci.
Un modello molto opaco, e fonte importante di incentivi a fare progetti di scarsa utilità pubblica. Privati e politici sarebbero subito d’accordo nel sovrastimare molto traffici e ricavi (occultando i veri costi pubblici, ma anche i veri benefici delle opere).
Ha dato pessimi risultati per le autostrade (diverse nel secolo scorso hanno dovuto essere “salvate” con soldi pubblici). Per le ferrovie, ci aveva provato il ministro Passera con il “Terzo Valico” di Genova ma, avendo verificato che si ripagava con le tariffe per solo il 23%, aveva poi deciso che era meglio pagasse tutto lo Stato.
Molto meglio rendere trasparenti i rischi veri dei progetti, chiedendo al mercato che remunerazione del capitale (WACC) sarebbe necessaria perché ci fossero investitori privati ad accollarsi i rischi finanziari.
Successivamente potrà decidere di intervenire nell’investimento abbassando la quota da coprire con le tariffe, ma mantenendo il rischio agli investitori privati.
Meglio non trasformare i (potenziali) profitti privati in rendite pagate dai contribuenti.