11 giugno 2020
di Marco Ponti
Puntare sulle Grandi Opere per far crescere il paese dopo il virus sembrava un’idea di Renzi e Salvini (in continuità con Berlusconi). Ma il discorso programmatico di Conte ha reso l’idea di nuovo di grande attualità, dopo la celebre svolta di Toninelli del 28 marzo 2019 (“Si a tutto, a priori, e senza più alcuna analisi”. Oggi posizione ereditata dal viceministro 5S ai trasporti Cancelleri). Ma non tutte le grandi opere, per carità! Soprattutto quelle ferroviarie, tipo TAV, che adesso son diventate tanto ecologiche, tutto di botto (la TAV no). E soprattutto al Sud, che ne ha tanto bisogno (che sia serbatoio di voti dei 5S è un puro caso, che diamine!). E che Conte abbia taciuto sulla questione di farle senza gare, cioè di darle agli amici usando il “modello Genova” che le gare le ha evitate, anche questa è certo una dimenticanza. Beh, è una tesi dichiarata in modo abbastanza esplicito da Cancelleri non molto tempo fa. Che seccatura, queste gare! Anche per l’Alta Velocità son state evitate. Poi i costi sono raddoppiati, ma forse non tutti hanno pianto, no? E nel periodo successivo a quell’enorme investimento il Paese non è cresciuto. Forse sarebbe cresciuto ancor meno, ma il dubbio è legittimo. Diceva lo scomparso prof. Alesina: l’Irlanda ha infrastrutture atroci, e cresce al 6%. Vediamoli una rapida sintesi dei motivi per cui le grandi opere stradali e ferroviarie non faranno crescere il paese. 1) Creano poca occupazione per € speso (solo il 25% dei soldi va direttamente al lavoro, e usano tecniche “ad alta intensità di capitale”). Ma noi siamo amici delle imprese, ha detto Conte, e Conte è un uomo d’onore… 2) Ci vuole un sacco di tempo anche accelerando le procedure: minimo 5 anni. (Il ponte di Genova era una piccola opera, costa meno di un decimo di quelle grandi, che viaggiano sui 5 miliardi a botta). Ma basta non farlo notare, no? Si dà però il caso che noi dobbiamo creare occupazione adesso. 3) Le previsioni di traffico (le poche che sono state fatte, tutte dagli interessati, guarda caso) erano già super-ottimistiche. Adesso sono assurde, il traffico dipende dal PIL, e le previsioni più ottimistiche dicono che il PIL ritornerà, speriamo, ai livelli pre-virus, ma lentamente. Cosa sviluppa un’infrastruttura semideserta? 4) La tecnologia del cemento non innova niente di niente, è roba di 50 anni fa. Ci serve l’informatizzazione di tutto, e si è visto. 5) Generalmente, danneggiano molto l’ambiente, anche quelle ferroviarie. Lo danneggiano molto nelle fasi di costruzione (centinaia di camion per molti anni, e ferro e cemento sono “energivori”). Ma anche se, miracolosamente, una ferrovia nuova togliesse molto traffico alla strada, i benefici ambientali sarebbero poi piccolissimi rispetto ai soldi spesi. Bastano i conti sul retro della busta: se per esempio l’Italia raddoppiasse con costi enormi il trasporto merci per ferrovia, la riduzione di gas serra sarebbe meno dell’1% del totale. Poi i trasporti su strada stanno riducendo rapidamente, grazie al progresso tecnico, i danni ambientali che fanno, e questo senza costare ai contribuenti: un Euro 6 inquina un decimo di un Euro 1. 6) Rimanendo sulle ferrovie, queste hanno un problemino particolare: se non paga quasi tutto lo Stato (investimenti e spesso anche esercizio), sottraendo preziose risorse ad altri usi sociali, quasi nessuno si sognerebbe di prenderle. Oddio, quasi nessuno si sogna di prenderle anche adesso, nonostante le tasse sulla benzina e i sussidi che ricevono. In termini di quantità di traffico siamo intorno al 10% del totale, ma in termini di fatturato, cioè di valore industriale, siamo sotto il 5%. Ma rilevanti se non per la spesa pubblica: negli ultimi 30 anni hanno ricevuto a vario titolo circa 470 miliardi di Euro a valori attuali, cifra corrispondente al 20% del nostro debito pubblico totale. La strada rende netti circa 40 miliardi all’anno alle casse pubbliche, con cui si possono fare molti servizi sociali. E questi non sono “aridi conti economici”: come sempre dietro i conti ci sono contenuti sociali molto vitali da considerare. 7) E veniamo al gran finale: l’Alta Velocità fino al Sud, così son tutti contenti, anche Franceschini, e il Sud si svilupperà magicamente (anche altre organizzazioni forse si rallegreranno…). Qui non ci sono davvero parole: una linea di alta velocità è costosissima, 50 milioni al Km in pianura, soldi che devono essere tutti pubblici sennò non la prende nessuno. Si sussidia chi ha molta fretta, ma date le distanze in gioco per il Sud, chi ha molta fretta può prendere l’aereo, che ci metterebbe meno e non costerebbe niente allo Stato. Inquina? Compensi i danni (ma sotto controllo pubblico), come fanno alcune compagnie low-cost su base volontaria piantando foreste. Una linea AV ha una capacità di 300 treni al giorno, che non si raggiungono nemmeno tra capitali di Stato. Il Sud avrebbe linee AV deserte, cioè sicuramente usate meno di un terzo della capacità. Uno spreco enorme di già scarse risorse pubbliche. Sprecare soldi pubblici è peggio che rubare, dice il titolo: chi ruba a qualcuno, questo se ne accorge e va dai carabinieri. Ma i contribuenti derubati non lo sapranno mai, come non lo saprà chi non avrà i servizi che si sarebbero potuti fare con quei soldi, soprattutto una buona e urgentissima manutenzione delle infrastrutture esistenti e del territorio, che occuperebbe anche molta più gente, e subito. Dove è finito il grido “Onestà onestà”? Qualche sciocco l’aveva connesso a “No alle grandi opere”. Cioè alla lotta agli sprechi. Ma i tempi cambiano.