La riforma delle tariffe autostradali

Il sistema attuale è scarsamente competitivo e ha garantito ai gestori elevati profitti.

Un’impresa dominante (AspI) che gestisce il 75% del traffico, senza che vi siano economie di scala di rilievo è stata, a caro prezzo, ripubblicizzata.

Il sistema tariffario che postula che siano a carico degli utenti tutti gli investimenti è inefficiente in quanto alcuni viaggi che sarebbero socialmente vantaggiosi non vengono effettuati a causa dell’elevato livello di pedaggio.

La condizione ottimale sotto profilo del migliore uso delle infrastrutture è nota nei testi di economia come “tariffazione ai costi marginali” (MCP in inglese). Gli utenti pagano con il pedaggio solo per l’usura della rete, e per le esternalità generate (ambiente, sicurezza e congestione), con tasse e assicurazioni “mirate”.

Il ministero dei trasporti sembra aver avviato una radicale riforma della tariffazione in direzione di un sistema di questo tipo.

La proposta è ancora molto vaga, e appare eccessivamente centralistica (la maggior parte dei traffici, anche autostradali, è a scala regionale). Inoltre, non chiarisce le modalità di gestione delle attuali concessioni, che devono garantire agli utenti costi efficienti, senza rendite di monopolio.

Ma non è in sé irrealistica, visto che il principale concessionario è oggi a controllo pubblico, e quindi non c’è il problema di garantire il suo consenso, se si ha davvero intenzione di proteggere gli utenti.

Tale assetto presenta anche una possibile controindicazione in termini di equità: se le tariffe di congestione e per le manutenzioni non coprissero tutti i costi (in particolare per i nuovi investimenti), toccherebbe a tutti i contribuenti sopportare in tutto o in parte questi costi, e se ne avrebbero di aggiuntivi (noti come “costo-opportunità dei fondi pubblici”).

Tuttavia se per motivi di equità gli utenti dovessero coprire una quota rilevante dei costi di investimento per infrastrutture, questo dovrebbe valere anche per quelle ferroviarie, oggi interamente a carico dello Stato.

Una opzione intermedia, è quella di applicare sulla rete “tariffe a due parti”, una comune e una differenziata in funzione del livello di congestione, a parità di introiti totali. Come mostrato da una recente ricerca di Bridges Research tale soluzione porta a maggiore efficienza nell’uso delle infrastrutture, anche in termini ambientali, e consente di evitare le controindicazioni del finanziamento pubblico.

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