Niente di nuovo sul fronte occidentale
Per anni, ormai decenni, è stato ripetutamente presentato ai cittadini uno scenario relativo alla mancata realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Torino – Lione che prefigurava conseguenze molto negative: l’Italia isolata dall’Europa e un degrado ambientale nella zona alpina.
Due citazioni, tra le moltissime possibili.
“Non possiamo permetterci di essere tagliati fuori dalle grandi reti europee: dobbiamo usare i progressi delle tecnologie e delle conoscenze scientifiche per garantire la tutela dell’ambiente”. (C. A. Ciampi, 1 dicembre 2005)
“Nella analisi costi-benefici della TAV si magnifica la capacità del tunnel autostradale del Fréjus, costruendo i presupposti per trasformare la valle di Susa in una camera a gas” (P. Foietta, 24 maggio 2019).
Ora, il posponimento dell’opera ha fatto sì che il controfattuale divenisse la realtà. E, non solo l’opera è lontana dall’essere completata ed entrare in servizio ma, dall’Agosto dell’anno scorso, è chiusa al traffico la linea ferroviaria storica a causa di una frana sul versante francese. In più, a causa dei lavori in corso al traforo del M. Bianco, per svariati mesi è stata dirottata sull’autostrada del Fréjus buona parte del traffico pesante che lo utilizzava.
Con tutta evidenza, non siamo rimasti isolati e la grande maggioranza degli italiani non se ne è neppure accorta. Nel 2023 il valore economico dell’export del Piemonte verso Francia e Spagna è cresciuto di oltre il 15% rispetto al 2022.
Le condizioni di circolazione sul collegamento verso la Francia sono abitualmente quelle di flusso libero come ragionevole attendersi con un traffico giornaliero che nello scorso mese di ottobre si è attestato intorno agli 8.000 veicoli al giorno ossia 300 all’ora per direzione di marcia (su 12 ore).
E l’anno prossimo dovrebbe essere entrare in servizio la seconda canna del tunnel.
L’impatto sulla qualità dell’aria è stato poco più di rumore di fondo: nel 2023 le stazioni di rilevamento della Valsusa hanno fatto registrare valori di PM10 e NO2 inferiori a quelli dell’anno precedente e in tutto il Piemonte è proseguito il trend di miglioramento della qualità dell’aria in atto da decenni.
A subire significative ricadute negative dalla chiusura della linea storica sono state le poche migliaia di passeggeri che giornalmente utilizzavano il treno tra Italia e Francia, gli stessi che saranno anche i maggiori beneficiari della nuova linea. Un minuscolo gruppo, l’equivalente dei passeggeri di una linea ferroviaria secondaria, avvantaggiato da un elevatissimo investimento a carico di tutti i contribuenti italiani. Forse il consenso all’opera, senza dubbio molto ampio, sarebbe stato assai più limitato con una narrazione aderente alla realtà delle cose.