di Marco Ponti
Gli eventi di politica dei trasporti emersi nel 2023 si presentano variegati. A livello macroeconomico, l’accordo con l’Europa sul debito e la bassa crescita dell’economia italiana configurano crescenti vincoli di spesa. Gli investimenti previsti dal PNRR appaiono sia onerosissimi per le casse pubbliche che di molto incerta solidità, sia economica che ambientale, tanto che il più rilevante è stato di fatto cancellato. Il progetto-bandiera dell’attuale governo, il Ponte sullo stretto, non sembra tra le scelte peggiori, pur risultando di interesse più locale che nazionale, e con gravi incertezze tecnologiche, e ancor più gravi acrobazie per evitare di metterlo a gara. Nei servizi di TPL per l’ennesima volta le gare saranno molto poco contendibili, o non ci saranno affatto.
Le notizie positive riguardano l’alienazione, forse definitiva, di Alitalia, e qualche segnale di movimento del mercato ferroviario, mentre le annunciate strategie per altre privatizzazioni sembrano destinate solo a fare cassa, mantenendo il controllo pubblico anche dove non è necessario. Qualche segnale positivo arriva dall’evoluzione tecnologica per la guida automatica, anche se l’elettrificazione del parco veicolare rallenta anche a causa di scelte pubbliche e private discutibili.