3 agosto 2023
Secondo il Centro studi “Bridges Research”, il Ponte sullo Stretto, se costruito nell’attuale scenario, presenterebbe un saldo negativo di 3,6 miliardi di euro, in termini di costi-benefici. Ma niente a che vedere con la Tav Torino-Lione, il cui saldo, in negativo, supera i 7 miliardi di euro. «Il Ponte sullo Stretto risulta più utile della Torino-Lione. L’opera elimina il monopolio dei traghetti e permette alle persone di scegliere come muoversi. L’idea della Tav è che i passeggeri e le merci sceglieranno i treni per convenienza. Tutto da dimostrare».
Premessa indispensabile: il team di ricercatori, coordinato da Marco Ponti e con la direzione esecutiva di Francesco Ramella, è lo stesso che nel 2018 ebbe l’incarico dal ministro del M5S Danilo Toninelli per analizzare i costi e i benefici della Tav. È un “think tank” che ha sempre assunto posizioni molto critiche sulle grandi opere e quindi era difficile aspettarsi giudizi positivi sul collegamento stabile tra Sicilia e Calabria che, se fosse realizzato sul serio, sarebbe la più grande delle infrastrutture mai costruita in Italia. Ma è molto interessante leggere tra le pieghe di questo studio che, alla fine, non “boccia” del tutto il Ponte, ne evidenzia le criticità alla luce dell’attuale situazione economica e demografica di due regioni “depresse” come Sicilia e Calabria e si lancia in una valutazione assai opinabile nel momento in cui si scrive che «la decisione di realizzare l’opera dovrebbe essere condizionata al manifestarsi di una consolidata situazione di crescita economica e non viceversa. In questo caso – affermano i ricercatori –, cambiando l’ordine dei fattori, il risultato muta radicalmente». Mentre, «in uno scenario di economia stagnante e di declino demografico, la costruzione del Ponte «si tradurrà, con elevata probabilità, in un’altra cattedrale nel deserto». È la solita questione del “prima l’uovo o la gallina”. Le due regioni interessate dal Ponte sono depresse anche, diremmo soprattutto, per le note carenze infrastrutturali, e dunque, dire prima si favorisca la crescita economica, e poi si faccia un’infrastruttura strategica come il collegamento stabile nello Stretto, è come dire visto che sei povero e hai fame, se ti portano il secondo e il dolce non li puoi mangiare, perché devi aspettare la pasta. Ma la pasta è in quello stesso menù della carne e del gelato, e alla fine continui a far la fame…
Torniamo alla ricerca. L’impatto economico del Ponte, a queste condizioni, non giustificherebbe la spesa, anche se il progetto «presenta esternalità utili e positive», mentre per l’Alta velocità ferroviaria Torino-Lione, è una sentenza spietata e inappellabile. Non c’è un approccio ideologico relativo al “no” al collegamento tra Sicilia e Calabria. Gli esperti di “Bridges Research” lo scrivono: «Se non ci fosse un calo così pronunciato della popolazione e del contesto economico così come l’aumento dei costi di costruzione, l’analisi-costi benefici del Ponte avrebbe presentato un saldo positivo». Inoltre, aggiungono che «è verosimile che, nel caso di realizzazione di un Ponte solo stradale, il bilancio economico risulterebbe meno negativo».
Lo studio, come si diceva, partendo da un assunto – la situazione è questa, Sicilia e Calabria sono in crisi e perdono popolazione, prima si faccia altro, poi, casomai, il Ponte – presenta, al suo interno, una serie di valutazioni contraddittorie. Ad esempio, quando si mostra il seguente dato: «Negli ultimi dieci anni il numero degli spostamenti verso la Sicilia è aumentato da 18 a 28,7 milioni, ma a correre è stato il traffico aereo (+182%) mentre i passaggi lungo lo Stretto sono diminuiti del 19%, trasportando su traghetto ogni anno più di 10 milioni di persone. In termini di veicoli, tra il 1991 e il 2019, l’attraversamento dello Stretto ha fatto registrare una flessione del 29% per i mezzi leggeri e del 42% per quelli pesanti». Ed è vero, ci mancherebbe. Ma la predilezione dei viaggiatori verso la “modalità aereo” è stato un fenomeno che ha condizionato l’ultimo decennio, però i segnali attuali, proiettati anche le futuro, disegnano prospettive ben diverse e i disagi di queste settimane, legati alla situazione di Fontanarossa, confermano quanto gli scenari possano essere in evoluzione.