Segnali negativi per il Sud

Al Mezzogiorno il PNRR destina la maggior parte delle risorse per i trasporti a grandi e costosissime infrastrutture ferroviarie di molto dubbia utilità. Il motto implicito è: “tanto i soldi ci sono”. Ancora più implicita è l’aggiunta: “E una buona parte nemmeno li mettiamo noi”.

Sono venuti a mancare tutti i vincoli per un uso efficiente delle risorse. L’unico aspetto rilevante sembra essere quello dei tempi di impiego.  Ciò appare evidente da piccoli ma indicativi segnali giunti direttamente a BRT da cittadini preoccupati per l’interesse pubblico calpestato. A Brindisi si vuol costruire un raccordo ferroviario che costa 110 milioni di Euro, mentre ne è già in costruzione un collegamento parallelo servito da autobus  ecologici in sede propria per un importo di 40 milioni. Entrambi destinati ovviamente al sottoutilizzo, ma è possibile anche per il meno efficiente si arrivi in breve alla soppressione totale del servizio.

In Calabria vi sono edifici e terreni di stazione non presidiati e lasciati al degrado. Alcuni cittadini vorrebbero valorizzarli, restaurandoli e mettendoli sul mercato. Creerebbero occupazione senza usare soldi pubblici, e aumenterebbero comunque il benessere collettivo con la messa in uso di risorse altrimenti condannate alla distruzione, con danni anche di immagine pubblica. I numeri sono modesti ma non trascurabili; in totale sono 118 le stazioni impresenziate nella Regione.
La sensazione è che tali situazioni siano pervasive, al Sud ma non solo. Il fattore decisivo che le determina sembra essere l’assenza totale di incentivi a valorizzare un patrimonio di valore commerciale certo modesto, ma non nullo. Qualunque privato proverebbe a sfruttarlo, ma per la grande impresa pubblica, lontana e ricca di finanziamenti, questi appaiono dettagli trascurabili. Contano le Grandi Opere, e i servizi AV sulle lunghe distanze, che forse ai disoccupati calabresi che vorrebbero ristrutturare questi immobili serviranno a poco.