12 aprile 2023
di Francesco Ramella
Contrordine compagni! Il messaggio arriva da Parigi dove la sindaca ha promosso un referendum sul rinnovo delle licenze ai concessionari dei monopattini elettrici a noleggio. Pochi i partecipanti alla consultazione, meno dell’8% degli aventi diritto, ma compatti nel sostegno del “no” che ha raccolto il consenso del 90% dei votanti. Le società interessate, Dott, Lime e Tier hanno comunicato che al termine dell’estate il servizio cesserà.
Un brutto colpo per la sostenibilità o una decisione condivisibile considerata l’elevata rischiosità di questo mezzo? Né l’una né l’altra cosa, vediamo perché.
I due aspetti generalmente considerati come più rilevanti in termini di impatto ambientale della mobilità individuale sono quelli dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di CO2, causa del cambiamento climatico. Ridurre il numero di auto che circolano a favore di trasporti collettivi, biciclette e, ultimi arrivati, i monopattini, viene considerato da amministrazioni locali, governi e UE, il cardine delle politiche da adottare per porvi rimedio.
A prima vista potrebbe sembrare scontato ma, se si guardano con più attenzione i dati, si scopre che questo approccio può avere effetti solo marginali.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, da molti decenni in tutti i Paesi occidentali e negli ultimi anni anche in una città come Pechino, si è verificata una radicale (e ai più sconosciuta) riduzione della concentrazione di sostanze inquinanti. Il progresso è riconducibile quasi esclusivamente a un solo fattore, l’evoluzione tecnologica dei veicoli stradali (e di quella negli altri settori) che ha portato al crollo delle emissioni pur in presenza di un aumento delle percorrenze.
Il caso più emblematico è quello degli Stati Uniti, Paese nel quale la mobilità individuale è ancor più dominante che in Europa e dove dagli anni ’70 a oggi, secondo i dati forniti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente, le emissioni dei sei principali inquinanti atmosferici è diminuita in media del 78%.
La quantità di ossidi di azoto, ossido di carbonio e di idrocarburi incombusti rilasciata da un’auto che viene venduta oggi è inferiore del 99% rispetto a quella di un veicolo di 60 anni fa. Detto altrimenti: cento auto odierne inquinano come una sola di una volta e, quindi, ridurne il numero anche in percentuali elevate ha un effetto molto piccolo e decrescente nel tempo con il progressivo ricambio del parco veicolare.
Diverso è il caso della CO2: i veicoli odierni hanno sì emissioni inferiori di quelli più vecchi ma i progressi finora compiuti sono stati limitati e più che compensati dall’aumento degli spostamenti. Il problema è dunque davanti a noi. Ma, neppure in questo caso, monopattini, ciclabili e trasporti collettivi possono dare un contributo significativo a risolverlo. Non possono farlo a scala nazionale perché essi costituiscono un’alternativa realistica all’auto solo per piccole quote di domanda. Nel 2021 in Italia sono stati percorsi in monopattino a noleggio quarantuno milioni di chilometro equivalenti allo 0,006% di quelle in auto. Quale che possa essere la crescita futura degli utilizzatori, è evidente che il mezzo rappresenterà sempre una minuscola nicchia.
A maggior ragione, il contributo della cosiddetta mobilità dolce o micromobilità sarà irrisorio a scala mondiale, quella rilevante per il cambiamento climatico e che vedrà il peso dei Paesi occidentali ridursi progressivamente a seguito della crescita dell’Asia e delle altre aree del mondo.
“Non pervenuti” sul fronte ambientale, i monopattini presentano rispetto all’auto un’importante controindicazione. Sono molto più pericolosi per chi li usa: un’analisi condotta recentemente negli Stati Uniti ha stimato che il tasso di infortunio è all’incirca 200 volte superiore a quello delle quattro ruote.
Una valutazione relativa agli scooter a noleggio nella città di Lisbona conclude che l’effetto negativo in termini di incidentalità dell’adozione dei monopattini è all’incirca 100 volte superiori ai benefici ambientali conseguiti.
Si tratta, in larga misura, di pericoli per chi li usa e non per soggetti terzi nei confronti dei quali i monopattini rappresentano un rischio molto modesto. Decidere di vietarli appare quindi una scelta immotivata come lo sarebbe quella di impedire gli spostamenti in motocicletta. Chi preferisce un mezzo molto più economico e agile rispetto all’auto dovrebbe poter continuare a utilizzarlo. Compito del soggetto pubblico dovrebbe semplicemente essere quello di fare rispettare a costoro, come a tutti gli altri utenti della strada, le regole del codice della strada e prevedere appositi spazi per la sosta.