10 giugno 2020

di Francesco Ramella

102 idee per il rilancio del Paese. Sono quelle contenute nel “Piano Colao consegnato ieri alla Presidenza del Consiglio. A leggere il documento l’impressione che se ne trae è però quella di un déjà-vu. Un riemergere, sotto spoglie “tecniche”, di visioni politiche di lungo corso.

Il documento è un lungo elenco di cose in più da realizzare mentre è del tutto assente la pars destruens che dovrebbe invece essere altrettanto essenziale. Esito forse inevitabile vista l’assenza di un qualsiasi vincolo dal lato delle risorse da investire. Si guarda, come sempre, ai benefici e ci si scorda dei costi.

Paradigmatica appare al riguardo la strategia relativa a “infrastrutture e l’ambiente” che sarebbero “il volano del rilancio”. Lettura passatista e priva di fondamento soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto che, come emerge in modo pressoché univoco dalla letteratura scientifica, non hanno alcun ruolo rilevante per la crescita di un Paese come l’Italia. Perché è vero che “la rete infrastrutturale dei trasporti accorcia le distanze per lo spostamento delle merci” ma si tratta di un fattore del tutto marginale per la competitività delle aziende. Far risparmiare mezz’ora a un camion non farà alcuna differenza e portare la merce su un treno rendendo più difficoltoso l’inoltro, ha l’effetto opposto a quello desiderato. Quello che rileva è il valore di quel prodotto: tanto più esso vale, tanto più irrilevante è il costo del trasporto.

Del tutto assente è poi ogni riferimento alle inefficienze esistenti: nella produzione dei servizi e nella scelta degli investimenti. Si arriva perfino a sostenere che “per favorire l’efficienza e il livello di servizio” ferroviario occorre “incentivare il consolidamento del settore”. Rafforzare il monopolio delle Ferrovie dello Stato italiano: una proposta coerente con il mancato riconoscimento del ruolo della concorrenza come incentivo alle imprese per crescere e la difesa delle concessioni, da quelle autostradali alle spiagge per le quali ritorna ancora una volta la parola magica: proroga.

La conservazione sembra prevalere sulla innovazione.

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