Dopo un breve intermezzo di pochi mesi a cavallo del 2018 e del 2019 che vide il tema della valutazione degli investimenti in infrastrutture ritagliarsi ampi spazi sugli organi di informazione, la politica sembra aver ripreso il ruolo esclusivo che da sempre ha avuto nelle decisioni di spesa per il settore dei trasporti.
Tale condizione appare oggi ancor più problematica che nel passato considerato l’accresciuto ammontare di risorse che si prevede di destinare alla costruzione di nuove “Grandi Opere”. Fu proprio un secolo fa, all’epoca della Grande Depressione, che venne per la prima volta impiegata su larga scala l’analisi costi-benefici per allocare in modo efficiente l’accresciuta spesa pubblica.
In assenza di una valutazione ufficiale (che il MIMS ha sostenuto verrà resa disponibile nei prossimi mesi) in merito all’ipotesi progettuale o di realizzazione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria avente un costo a preventivo pari ad almeno 22,5 miliardi, si è ritenuto di produrne qui una con l’obiettivo di agganciare il dibattito a elementi quantitativi. In parallelo viene proposta un’analisi dell’intervento in atto di ammodernamento infrastrutturale e tecnologico della linea esistente. In base ai risultati del presente studio l’upgrade della linea comporta benefici che superano, seppur in misura limitata, i costi di investimento e di gestione.
Al contrario, pur adottando ipotesi estremamente favorevoli al progetto e, in particolare, assumendo che tutto il traffico aereo attuale tra la Calabria e il Lazio e quello tra Sicilia e Campania venga acquisito dalla modalità ferroviaria, il bilancio tra costi e benefici della nuova linea AV risulta negativo per dodici miliardi. L’aumento di surplus degli utenti è stimato intorno a 1 miliardo. La riduzione delle esternalità ambientali, in larga parte riconducibile alla diminuzione delle emissioni di CO2 (pari a circa 180.000 t/anno, intorno allo 0,2% delle attuali emissioni nazionali del settore trasporti), è valutata pari a 2,3 miliardi con un costo unitario di riduzione delle emissioni che supera i 4.000 € per tonnellata.